La ProstitutaSe vede che se’ friulano, me l’ero immaginato. Ma che sta’ a fare a Parco Paolino? […] Mo’ hai fatto ’na bella conoscenza: m’hai conosciuta a me! Io c’avevo un’amica mia friulana. Era brava. Brava brava. […] Poi ce sapeva fa’: a quelli dell’Alt’Italia ‘e rispettano de più; tutti un rispetto, tutti ’na devozione… Ma io lo so perché a voi dell’Alt’Italia nessuno ve manca mai de rispetto. […] Parlate così bene, c’avete ’na parlata così bella. Io ci faccio ’na malattia a sentirve parla’! […] M’ha scritto l’anno scorso a Natale. Dice che ha smesso de fa’ la vita e ch’aspetta la licenza per un bar. Ma s’è scordata de scrive’ l’indirizzo suo, e così non ho più risposto. Chissà cos’avrà pensato? Forse se creduta ch’ero morta.

 

E ggià la Commaraccia / secca de Strada Giulia arza er rampino...”

Giuseppe Gioachino Belli

Il corpo senza vita di una prostituta viene trovato in un campo sul greto del Tevere. La polizia inizia subito le indagini e individua cinque sospetti appartenenti alla fauna della periferia romana. Mediante un sottile gioco a incastro, i loro vari interrogatori fanno da filo rosso al racconto, insieme ai flashback “a episodi” dell’ultimo risveglio pomeridiano dell’anonima vittima. Tra evidenti bugie e mezze verità, il ladruncolo detto “il Canticchia”, l’ex magnaccia Bustelli (che vive alle spalle della moglie e della suocera strozzine), l’ingenuo soldatino calabrese “Costantino Teodoro”, il friulano Natalino e il sedicenne Francolicchio, ancora sotto choc per la tragica scomparsa dell’amico Pipito, ci raccontano ognuno a sua volta la loro giornata balorda di sole e di pioggia, prima di essersi ritrovati tutti, verso mezzanotte, nei pressi del Parco Paolino… Finché un testimone citato da uno di loro aiuterà i poliziotti a individuare in una balera il colpevole, vale a dire quello che aveva mentito più degli altri.

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