Il 27 febbraio 1947 nasceva Giuseppe Bertolucci.

Dopo aver esordito al cinema nel 1970 come aiuto del fratello Bernardo per le riprese di Strategia del ragno e come co-regista del documentario I poveri muoiono prima (1971), Giuseppe mosse i primi decisivi passi con il film televisivo Andare e venire (1972) e collaborando significativamente alla sceneggiatura di Novecento (1976).

Fu il sodalizio con Roberto Benigni — inaugurato con il monologo teatrale Cioni Mario di Gaspare fu Giulia e trasformato per il grande e piccolo schermo come Berlinguer ti voglio bene (1977) e Vita da Cioni (1978) — a consacrare Giuseppe Bertolucci come autore: una visione esasperata e inedita dell’alienazione, con un approccio sovversivo al mezzo filmico. E se la sua successiva pellicola, Oggetti smarriti, guadagnò il proprio legittimo posto alla Quinzaine di Cannes nel 1980, è indubbio che Giuseppe Bertolucci abbia proseguito la sua carriera di cineasta in completa libertà fino alla fine. Uno sguardo incapace di scendere a compromessi, messo solo ed esclusivamente al servizio del cinema, del teatro e delle idee, costantemente in bilico tra la finzione più ambigua e il documentario sociale.

Oggi scegliamo di ricordarlo con il monologo di Roberto Benigni tratto dal film di Stefano Consiglio Evviva Giuseppe, una celebrazione d’amore, stima e amicizia che diventa testimonianza preziosa di una crescita umana e professionale compiuta in nome dei sogni.

Un ringraziamento speciale a Verdiana, Celestes Images, Fondazione Cineteca di Bologna e Solares per l’estratto.