Dopo la proiezione-evento di Sabbioneta — che fu set “magico” di un film profondo ed enigmatico — ricordiamo ancora una volta Strategia del ragno e il compleanno di Clare Peploe (20 ottobre) attraverso una sua testimonianza diretta su quello che fu il suo film preferito di Bernardo Bertolucci.

 

 

Durante la presentazione del restauro di Strategia del ragno nella sezione Venezia Classici del 2019, Clare non esitò a definire il film “uno dei più bei film di Bernardo, del cinema italiano, e anche del mondo.” Le parole che seguono sono tratte da un’intervista congiunta di Steve Della Casa e Alberto Crespi durante uno speciale di Hollywood Party.

 

Steve Della Casa: Clare, Strategia del ragno è un film che forse segna anche un po’ una svolta nella carriera di Bernardo Bertolucci. È un film fatto per la televisione, che però ha avuto anche un’importante uscita cinematografica. È un film in cui circolano tante cose: circola la politica, un’atmosfera “gialla”, l’opera lirica. Tutte le grandi passioni di Bernardo sembrano concentrate in questo straordinario lavoro che all’epoca ebbe — ho controllato — solo recensioni positive. Che cosa pensi di Strategia del ragno?

Clare Peploe: È stato il mio film preferito per tanto tempo. Importantissimo. Esteticamente lo trovo affascinante, per come è girato, per il tipo di invenzione, per queste inquadrature molto geometriche. Come il paese dov’è girato, Sabbioneta, uno dei primi paesi che ha avuto un piano regolatore, quindi geometrico, pensato, regolare. Inquadrature geometriche ma allo stesso tempo così sognanti, suggestive, psichedeliche. È un film importante perché il tema stesso del film è affascinante. Riguarda proprio la riscrittura della Storia, la voglia della verità che si cerca nella Storia e l’inevitabile menzogna. La menzogna che si crea continuamente e che troviamo nei giornali ogni giorno. Con le fake news, adesso, è diventato un cliché.

 

Alberto Crespi: Nel film il paese si chiama “Tara”. Bernardo ti ha mai spiegato? È ovvio che è un omaggio a Via col vento, quindi anche al grande cinema americano.

Clare Peploe: Sì, anche al grande cinema americano, che amava molto. Amava il grande cinema e allo stesso tempo film molto rigorosi. Gli piaceva proprio questa cosa del “rigore” di Hollywood. L’invenzione, la gioia, ma soprattutto la generosità di Hollywood, che adorava. Infatti il suo cinema è un cinema molto generoso. Non è rigoroso, è generoso. È “godurioso”.