Pubblichiamo un’intervista a Valentina Ricciardelli, presidente della Fondazione Bernardo Bertolucci, uscita oggi su Repubblica. L’intervista anticipa uno speciale domani su Robinson sulla casa di via della Lungara, a Roma, dove hanno abitato Bernardo e Clare.
UNA FONDAZIONE PER BERTOLUCCI
di Clotilde Veltri
Pubblichiamo un’intervista a Valentina Ricchiardelli, presidente della Fondazione Bernardo Bertolucci, oggi su Repubblica. Domani su Robinson uno speciale sulla casa di via della Lungara, a Roma, dove hanno abitato Bernardo e Clare.
Cosa resta di una casa quando chi l’ha voluta e abitata non c’è più? Che fine fa la memoria? Quella dove Bernardo Bertolucci ha vissuto dal 1973 alla sua morte, avvenuta nel 2018, condivisa per quarant’anni con la moglie Clare Peploe e dove si raccoglie l’eredità materiale e intellettuale del regista fatta di epistolari, sceneggiature, fotografie, migliaia di libri, oggetti provenienti da mondi lontani e, se non bastassero i simboli, anche uno dei nove Oscar vinti per L’ultimo imperatore, sta per essere smantellata per sempre. I proprietari di Palazzo Torlonia al numero 3, interno 41, di via della Lungara a Roma hanno ceduto l’intero immobile alla John Cabot University che lo sta trasformando in appartamenti per gli studenti. Tra gli sfrattati anche la casa-museo di Bertolucci il cui patrimonio ora verrà trasferito altrove. Valentina Ricciardelli Bertolucci – giovane cugina di Bernardo voluta da Clare alla guida della fondazione nata a settembre per gestire il patrimonio del grande regista – ha permesso a Robinson (domani in edicola) di entrare nell’appartamento di via della Lungara prima che venga chiuso. “Questa casa romana era stata voluta fortissimamente da Bernardo, ancora prima di sposarsi con Clare. Ai tempi non mancavano le possibilità di scelta, ma il comprensorio di via della Lungara rappresentava per lui una condizione ideale e per diversi motivi. Perché radunava una bella comunità intellettuale, da Nanda Pivano a Ginevra Bompiani, da Chiara Caselli a Giorgio Agamben. E perché a questo ambiente stimolante inserito in una Trastevere vivacissima con l’Orto Botanico a due passi, si contrapponeva positivamente la pace del giardino interno, molto silenzioso, immerso in una atmosfera quasi orientale”.
Quindi la Fondazione avrà il compito di organizzare e gestire tutto il materiale contenuto in via della Lungara.
“Esatto, la Fondazione, nata per volontà testamentaria di Clare, ora darà un ordine ai tanti documenti lasciati dal regista che, per prima cosa, saranno digitalizzati dalla Cineteca di Bologna con la quale Bernardo aveva un rapporto molto stretto, anche perché il fratello Giuseppe ne è stato presidente per tanti anni. Si tratta di sceneggiature, migliaia di fotografie, lettere, volumi. L’idea è di rendere tutto fruibile a studiosi e, in generale, a coloro che vorranno approfondire l’opera di Bertolucci”.
Nello studio di via della Lungara si vedono anche le ormai famose sceneggiature inedite…
“Ci sono numerose sceneggiature, per esempio quella del Don Gesualdo da Venosa, storia del compositore del Seicento di cui Bernardo era appassionato e il cui titolo in inglese era Heaven and Hell, scritta insieme a Mark Peploe (fratello di Clare e vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura dell’Ultimo imperatore, ndr). Poi c’è Red Harvest, bellissima, dal romanzo di Dashiell Hammet. Poi c’è The Echo Chamber, ultimo lavoro scritto da Bertolucci prima di morire con Ilaria Bernardini e Ludovica Rampoldi che presto prenderà vita, stiamo cercando un regista. Per alcune sceneggiature ho avuto anche offerte dalle case editrici che vorrebbero pubblicarle”.
Ma questo patrimonio, una volta digitalizzato, dove finirà?
“Sarà trasferito nella sede della Fondazione che stiamo cercando di individuare grazie a istituzioni pubbliche come il Comune di Roma, ma non solo. L’idea infatti è di avere una succursale anche nel parmense, magari a Casarola dove c’è la casa della famiglia dei Bertolucci, quella in cui il padre Attilio, famoso poeta, ha ambientato gran parte della propria produzione lirica”.
Dunque si tratterà di una Fondazione diffusa…
“Sì, dovrà essere una operazione culturale ad ampio spettro e, ci tengo a sottolinearlo, non imbalsamata e dal respiro internazionale, vista l’importanza dell’opera di Bernardo, ma che riguarderà tutti e tre i Bertolucci. In Fondazione confluiranno infatti anche gli archivi di Giuseppe e Attilio. Organizzeremo mostre, festival, volumi, magari un premio. L’importante è che siano tutte iniziative non autocelebrative, tese a tenere viva la memoria di questi tre straordinari intellettuali che, in Italia, costituiscono un unicum”.