Primo Spaggiari L’unica cosa che conta è che Giovanni è tornato vivo e che sta bene… Il compito di scoprire la verità sull’enigma di questo figlio, rapito, morto e resuscitato lo lascio a voi. Io preferisco non saperla.

Dal tetto del prosciuttificio, l’industriale parmigiano Primo Spaggiari assiste, impotente, al rapimento del figlio Giovanni. Giorni dopo, mentre le ricerche della polizia sono bloccate, apprende da Adelfo, un suo impiegato prete-operaio (confessore, tra l’altro, di uno dei rapitori) che l’ostaggio avrebbe accidentalmente perso la vita nel corso dell’operazione. Sentendosi incapace di dare la terribile notizia alla moglie Barbara, Primo decide contro ogni aspettativa di andare avanti come se niente fosse: farà finta di pagare il riscatto, recuperandolo poi mediante una truffa destinata almeno a salvare la fabbrica (che all’insaputa di tutti è sull’orlo del fallimento).

Nel frattempo, viene pure fuori da un’indagine parallela condotta dai servizi dell’antiterrorismo di Milano che Giovanni, noto come “simpatizzante ideale” di certi gruppi radicali, potrebbe essere stato complice dei rapitori, al fine di colpire il proprio padre padrone… Nonostante la confusione, il piano è eseguito come previsto dall’industriale, con l’indispensabile complicità di Adelfo e Laura, quest’ultima operaia e studentessa universitaria, nonché ragazza segreta di Giovanni. La condizione imposta a Primo è che accetti la proposta dei due giovani di trasformare la Spaggiari S.p.A. in una cooperativa, della quale resterà comunque “presidente a vita”. Sistemato questo dettaglio decisivo, ecco riapparire Giovanni, letteralmente caduto dal cielo, senza la minima spiegazione, ma sano e salvo, lasciando ai soli spettatori l’arduo compito di fare luce sul “miracolo” appena avvenuto.

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