di Bernardo Bertolucci
A quale educazione, a quale momento
della tua paziente vita rotta in tanti
crudi fantasmi appena il mito si abbuia
se solamente una lettera e una nuvola
annunciando tremori o un’acqua fuori stagione
nelle tue mani trema, le tue mani bagna,
a quale ideologia, a quale disposizione
degli affetti e delle arti, delle rabbie e delle fedi,
sotto un cielo che muta in una continuità
estranea e stimolante di figure e di tinte
disperdendo in un viola serale le invenzioni
che un turchino suggeriva a metà del giorno,
rimanendo quel viola e quel turchino impure,
inespresse, indefinibili avventure
che un altro cielo vieta: ma è lontana e fradicia
di nebbia, non del tuo pianto, la pianura che ferve
sotto quel cielo e non hanno mutamenti
i castagni nel fondo e più in alto i faggi,
da quale frantumazione tu mi vuoi preservare,
in nome di quali immobili personaggi
dosi le mie vanità e misuri il mio amare?
[in Bernardo Bertolucci, In cerca del mistero, Longanesi 1962]