Come sempre, nel ricostruire la logica segreta di un artista – esso fosse scrittore, pittore, musicista o regista –, è fondamentale poter studiare le differenze tra l’opera compiuta e ogni stesura del lavoro creativo in progress. Di Strategia del ragno è stato rinvenuto il trattamento originale, primissima traccia scritta del progetto, dattiloscritta e custodita insieme ad una lista dialoghi. Nella fattispecie, l’incipit di ambedue i documenti contiene un prologo assai significativo, assente invece nel film: il protagonista, Athos Jr, sta a casa, in una grande città, dove ha appena ricevuto un enigmatico biglietto imbucato a Tara da una tale Draifa. L’indomani mattina, il giovane saluta sua moglie prima di recarsi in treno a Tara, insistendo sull’aver dormito male e il non sentirsi ancora svegliato del tutto… Una scena didascalicamente esplicita, insomma, soprattutto in un autore a cui non sono “mai piaciute le cose troppo chiare”; donde l’eliminazione finale di questo classico espediente mirante a suggerire che il seguito dell’azione potrebbe pure essere, in toto o in parte, il sogno stesso del suo personaggio – “(ma forse no)”, per dirla con Pirandello, svolgendosi cioè ne “la terra di nessuno tra la veglia e il sonno”, per dirla poi col poeta de La camera da letto, Attilio Bertolucci.

Benché ignaro, nel 1970, di tale ripensamento, il regista belga André Delvaux, capostipite del cosiddetto “realismo magico” nel cinema, con titoli premiati attraverso il mondo quali L’uomo dal cranio rasato (1965) e Una sera, un treno (1968), individuò subito lo stesso in Strategia del ragno un autentico capolavoro della corrente artistica a lui tanto cara, e alla quale ricollegherà diverse volte in futuro la particolare sensibilità bertolucciana. Non aveva sospettato minimamente però l’influenza dell’atmosfera ambigua e rarefatta del proprio lavoro sui film più recenti del giovane collega italiano, vale a dire Partner Strategia del ragno! [F.G.]