Nell’ottobre del 1977, in un ristorante giapponese di Manhattan, Andy Warhol e Bernardo Bertolucci si ritrovarono per parlare di Novecento, la Casa Bianca, l’affare Watergate e i punk londinesi. La conversazione venne pubblicata su Interview il dicembre successivo. Qui di seguito pubblichiamo l’intervista integrale, ritrovata anni fa tra i microfile della New York Public Library for the Performing Arts e pubblicata in Italia nel volume di interviste a Bertolucci Cinema la prima volta.

Accompagna l’intervista il teaser di un documentario mai realizzato in cui Bertolucci racconta del suo mancato incontro con Bob Dylan, in quella stessa New York dell’incontro con Warhol.

Sushi con Bertolucci

Tempo: venerdì 14 ottobre, 21:00

Luogo: Hyi Tan Nippon (119 East 59t St.), un ristorante giapponese elegante ma semplice

 

Cast:

Bernardo Bertolucci, regista italiano

Andy Warhol, registratore

Marina Schiano, vice presidente esecutivo di YSL

Barbara Allen, attrice e fotografa

Robin West, ex ufficiale del Pentagono sotto l’amministrazione Ford

Catherine Guinness, editor europea di inter/VIEW

Bob Colacello, direttore esecutivo di inter/VIEW

 

(Nastro #1, Lato A.)

 

(posizionamento)

 

Andy Warhol: Ho visto il tuo film, Novecento. Non mi sono mai divertito tanto.

Bernardo Bertolucci: Ti è piaciuto?

AW: Da morire. Il miglior film che abbia mai visto.

BB: Ah, ti darei un bacio! A te darei un bacio, ma Vincent Canby lo ucciderei. Canby ha scritto un articolo per il Sunday Times e ha detto delle cose orribili!

AW: Alla proiezione ero seduto accanto a Jack Kroll di Newsweek. È piaciuto moltissimo anche a lui.

BB: Quando sei andato? L’hai visto al Lincoln Center?

AW: No, al Cinema Studio.

BB: Peccato. Il film è meglio vederlo con il pubblico in sala. Con il pubblico è incredibile. Finisce per diventare un film popolare. Il pubblico torna com’era alle origini del cinema… Hai presente? Quando il pubblico era abituato a parlare durante la proiezione.

AW: Fantastico. Andrò a rivederlo a Washington. Mi sono innamorato di Gérard Depardieu. Lo trovo meraviglioso.

BB: Sai cos’è successo? Una cosa stranissima. Essendo un film popolare, il giudizio dei critici è come quello di un pubblico molto popolare. Un pubblico che quando guarda un film dice: «L’attore che fa il personaggio buono è un bravo attore. L’attore che fa il cattivo è un pessimo attore». Anche i critici, e adesso anche tu, avete detto: «Gérard Depardieu è il più bravo perché è il buono della storia».

AW: No, a me piace e basta. L’ho conosciuto al Deauville Film Festival. È veramente carino. Adesso è più magro che nel tuo film?

BB: No, ma riesce a dimagrire e ingrassare in dieci giorni. Nello stesso film a volte è più magro altre più robusto.

AW: E Domenique Sanda è bellissima. La ragazza più bella del mondo.

BB: È quello che ha dato fastidio a Canby. Ha detto che sembrava Catherine Deneuve nella pubblicità di un profumo francese.

AW: Marina ordina per tutti.

Marina Schiano: Io voglio il sushi.

BB: Afrodisiaco?

AW: Queste cosa sono? Baby anguille?

MS: Che schifo! Le ho già provate una volta.

AW: Questo ha un sacco di iodio. Fa venire i brufoli, ma a me piace lo stesso.

Marina: Andy, posso ordinare io per te? Barbara, posso ordinare io per te? Bernardo…

 

(ordinazioni)

 

BB: Andy, che ne dici se incontrassimo il presidente Carter, passassimo un po’ di tempo con lui e gli facessimo vedere il film?

AW: Si potrebbe fare.

BB: È un contadino. Lo capirebbe.

Bob Colacello: Vuoi andare alla Casa Bianca?

BB: Be’, sì, muoio dalla voglia! Tu sei andato a trovare Ford, no?

Bob: Io sono repubblicano e Andy è democratico.

AW: Tutti quelli per cui voto, a parte Carter, hanno perso. Bella Abzug ha perso, poi Cuomo ha perso… Dov’è Robin?

Catherine Guinness: Eccolo.

BB: Che bello che è.

 

Arriva Robin West.

 

AW: Robin lavorava per il Pentagono.

BB: A Roma ho conosciuto una guardia del corpo. Era la guardia del corpo di Liza Minnelli. Era stato mandato da Las Vegas da Frank Sinatra, come regalo. Mi ha raccontato di essere stato la guardia del corpo di Kennedy, di Marilyn, di tutta gente che è morta.

Robin West: È morto Bing Crosby.

AW: Lo hanno detto alla tv. Che tristezza, no? Sarà sulle prime pagine dei giornali.

Robin: Non c’era una canzone su di lui… «E Bing-o era il suo nome» o una cosa del genere?

AW: Joan Crawford era più famosa di Bing Crosby ma l’hanno messa in seconda pagina. Ah, avrei voluto che Novecento durasse di più così potevo starmene lì tutto il giorno. Un giorno posso vedere tutte le parti che hai tagliato?

BB: Hanno tagliato tutto, non sono stato io. La prima versione era bella. Era poliglotta. Ognuno parlava la sua lingua: francese, inglese, dialetti italiani, tedesco.

AW: Il doppiaggio non è affatto male.

BB: È morto Bing Crosby?

Marina: Lo conosci? Qui in America cantava White Christmas e Jingle Bells.

BB: Adesso è al cimitero.

Marina: Detto tra noi, mi dava ai nervi.

AW: Che tristezza.

Bob: Con chi è che giocava a golf? Con Nixon?

Robin: No, a Palm Springs non c’andava.

BB: Quanto spazio ti serve per conservare tutte le registrazioni?

AW: Non lo so. Quando c’è stato il Watergate non sapevo più se era Nixon ad avermi copiato o se ero io ad aver copiato Nixon. Per un po’ ho dovuto smettere di registrare.

BB: Sì, ma alla fine le registrazioni tu le pubblichi. Non sono segrete.

Barbara Allen: È triste quando ti prendi così cura di te stesso e poi muori.

Robin: Tutti dobbiamo morire. Euell Gibbons è morto, Adelle Davis…

 

(cancro)

 

Bob: Il cancro mi annoia.

Catherine: Oggi sono più i film che mi annoiano di quelli che non mi annoiano. E Novecento non mi ha annoiato nemmeno per un secondo.

BB: A Londra è uscito la settimana scorsa.

Catherine: Al cinema non ci vai mai?

BB: Ci andavo. Quattro, cinque volte al giorno. Non ci riesco più.

Catherine: Perché lavori molto?

BB: No, perché non ci sono i film.

Catherine: Quanto tempo c’hai messo a scrivere Novecento?

BB: Eh, ci abbiamo messo un anno a scriverlo, poi un altro anno a girarlo, poi un altro anno ancora a montarlo, e poi abbiamo passato un anno a litigare. Ma adesso che siamo distribuiti qui in America, non sembra che ci sia voluto così tanto, e mi sento come se il film mi avesse abbandonato. Mi sento perso.

 

(marxismo)

 

Marina: Sei ancora repubblicano?

Robin: Sarò sempre repubblicano.

Marina: Non hai cambiato idea da allora?

Robin: Perché dovrei cambiare idea?

Marina: Un sacco di fascisti cambiano idea.

Robin: Fascisti? Quando gli italiani sono scivolati nel…

Bob: Mi auguro non sia stato uno scivolone italiano.

Catherine: Parli delle Italian fashions, le mode italiane, o degli Italian fascists, i fascisti italiani?

Marina: Non parlerò mai di niente che riguardi questo paese, tesoro. Sono un’ospite. Ma hai capito a cosa mi riferisco.

Bob: I repubblicani non sono fascisti, Marina.

BB: Ha ragione. È troppo facile dire che i repubblicani sono fascisti. Siete molto più complicati di così.

Marina: No, non volevo dire cattiverie.

Robin: Non l’ho presa come una cattiveria.

Marina: Ma capita spessissimo che la gente cambi idea. Su questo siamo tutti d’accordo.

Catherine: Posso avere del sake nel mio Bloody Mary?

Bob: Marina è andata addirittura fino in Italia per votare comunista. Te lo ricordi l’anno scorso? Hai fatto il viaggio apposta.

BB: Spia! Sei una spia!

Bob: Hai volato in prima classe, con un vestito da 3000 dollari…

Barbara: E Helmut [Berger]…

Marina: Che stronzate. Il mio voto è sempre un sacro inviolabile.

BB: Sì, sì…

Marina: Il problema è…

AW: Qual è il problema?

 

(incomprensibile)

 

Marina: Comunque sia, Robin, sono totalmente d’accordo sul sushi… volevo dire, il sashimi.

Catherine: Quel tonno è tuo?

BB: Quello è il mio pesce crudo, comunque si chiami.

Catherine: E ho perso le bacchette, devo mangiare con le mani.

BB: Che cosa sta mangiando?

Marina: Rafano.

BB: L’ha mangiato tutto… fantastico!

Bob: Bernardo, muoio dalla voglia di vedere il tuo film, ho sentito dire che è bellissimo.

BB: Devi vederlo con il pubblico in sala. È molto meglio.

Catherine: Buonissimo… il cetriolo.

Bob: Dovremmo andare a Washington insieme.

BB: Ci sono stato a Washington, ma solo all’aeroporto. Ho preso il Concorde da Parigi a Washington. È stato velocissimo. Non c’erano film e l’aeroplano è sottilissimo. È tutto… come si dice? Aerodinamico? Lungo e sottile. E paghi il 27 percento in più di un volo in prima classe.

AW: Si mangia meglio?

BB: Non si mangia proprio. Parti alle sei del pomeriggio da Parigi e due ore dopo ti danno qualcosa e ti dicono «Il Concorde è così bello, così fantastico che puoi partire da Parigi nel pomeriggio e cenare a Washington per cui ti diamo solo uno snack».

AW: Ma è veloce?

BB: Velocissimo, è l’unica cosa buona. E tutto è appiattito. Hai una forchetta piatta, un cucchiaio piatta, le hostess sono piatte… è tutto piatto.

Barbara: Vuoi altre alghe?

BB: La settimana scorsa ero a Londra.

Catherine: Hai visto qualche punk?

BB: Una volta ne ho visto uno a Roma. Sono andato a cercarli a King’s Road. Non sono riuscito a trovarne nemmeno uno.

Catherine: Forse escono solo di sabato. Magari erano tutti a scuola.

BB: No, i punk sono andato a cercarli di sabato, e non li ho trovati. Tu li hai visti i punk?

AW: Sì, dappertutto. Dovresti vedere il nuovo film di John Waters. È proprio bello. Si chiama Nuovo Punk Story.

BB: Nuovo...?

AW: Punk Story. È appena uscito. Hanno fatto un sacco di proiezioni. Ti piacerà.

BB: Ho visto un film in una sala incredibile. Era la sala Brut Fabergé. La conosci? È incredibile. A un certo punto dovevo fare pipì, ed è assurdo, perché se devi andare in bagno, c’è quest’uovo e le porte si aprono, e allora entri dentro l’uovo e quando l’uovo si chiude non sai più come uscirne.

Catherine: Vuoi dire come un uovo Fabergé?

BB: Credo sia tarda Pop Art.

AW: Fantastico. Credo l’abbiano disegnato circa sei anni fa.

BB: Ero lì a vedere un film che si chiama Tingler.

AW: Mai sentito. Dove lo danno?

BB: Non ne ho idea. Il bagno era meglio del film. Ma era…

 

(Fine del Lato A.)

(Nastro #1, Lato B.)

 

Bob: Che parte di Brooklyn?

BB: Sono stato a Brooklyn Heights, a Flatbush, e poi a Crown Heights e a Prospect Park. Bellissimo. Se vai a Brooklyn Heights è come vedere Manhattan dall’Europa.

Bob: E ci sei andato sempre per cercare le location del film?

BB: Sì, a marzo o aprile torno per girare.

Catherine: Questo cos’è?

Barbara: Tè.

Catherine: Non si capisce quanto ce n’è.

AW: Di che parla il film nuovo?

BB: Si chiama La Luna e basta.

AW: Ma di che parla?

BB: La luna, la luna, la luna[1]… la luna. Impossibile parlarne. Troppo delicata.

 

(cinque minuti in italiano)

 

Marina: Andy, prendi un dolcetto di riso. E anche uno di soya.

Catherine: Hai ordinato benissimo, Marina.

BB: Che vuol dire «big cock» in italiano: «cazzo grosso»?

Marina: Sì, «cazzo grosso».

Catherine: In italiano suona meglio.

Marina: Non tiene un cazzo grande e un cazzo di niente per obliare[2].

AW: Cosa ha detto? L’ho sentita.

Catherine: Che è più affascinante in italiano.

AW: È per questo che a Catherine piace più Depardieu di De Niro.

Marina: Mi piacciono tutti e due, ma le dimensioni non c’entrano niente.

BOB: Stai dicendo che Catherine è andata a letto con entrambi?

AW: No, nel film sono nudi.

BB: Secondo te la taglieranno quella sequenza? Verrà censurata?

Robin: Qualcuno di voi lo ha visto Salò? Che tipo di censura ha avuto?

AW: Nessuna censura.

Barbara: A Gianni Agnelli è piaciuto moltissimo.

BB: Ieri ho parlato del mio prossimo film con il capo della casa di produzione più importante del momento. Ha detto: «Se lo censurano non possiamo promuoverlo sui 75 quotidiani più importanti».

AW: È vero. Ed è una cosa che fa la differenza.

BB: Ma per me è importante avere un’inquadratura frontale del nudo maschile!

Catherine: Sono abbastanza d’accordo.

AW: Equus di inquadrature così ne ha di più rispetto al tuo film.

BB: Ah, sì? E non è stato censurato? Forse perché è più artistico.

AW: No, è solo diverso.

Catherine: Mi chiedevo una cosa: quando la gente fa l’amore nei film, gli capita mai di eccitarsi?

BB: Gli capita cosa… ?

Catherine: Di avere un’erezione.

BB: A chi?

Catherine: Agli attori.

Barbara: Sta ancora bevendo Bloody Mary?

AW: Prendiamo un Piña Colada.

Marina: Meglio una Guinness. Sei fuori il controllo.

Catherine: No, Marina, mi chiedevo se gli attori che fanno l’amore, anche se non lo fanno sul serio, e recitano mentre lo fanno, mi chiedevo se sono sessualmente stimolati.

AW: Nel film quello di Gérard sembrava più grosso di quello di Bobby [De Niro]. Gérard era più eccitato o che?

Marina: No, ce l’aveva più piccolo. L’ho visto benissimo.

AW: Io l’ho visto meglio di te. Discutiamone.

BB: Nel film era più grosso perché…

Marina: Piccolo, grande, piccolo, grande, piccolo, grande… ma che noia!

 

[Trascrizione a cura di Chris Hemphill. Intervista pubblicata su inter/VIEW, vol. 7, n.12, New York, dicembre 1977, e in italiano su Cinema la prima volta. Conversazioni sull’arte e la vita, traduzione e cura di Tiziana Lo Porto, minimumfax 2016 ]

[1] In italiano nell’originale. [ndc]

[2] Così nell’originale. [ndc]

Who's Ever Met Bob

Who Ever’s Met Bob è il teaser per un documentario su Bob Dylan senza Bob Dylan, ideato da Giovanni Mastrangelo, diretto da Monica Stambrini con la collaborazione di Tiziana Lo Porto ed Ettore Caretta, e con la partecipazione di Bernardo Bertolucci, David Gilmour, Nick Laird-Clowes, Phil May e Joe Boyd. Di Paola Freddi il montaggio.