Per salutare Bernardo a tre anni dalla sua scomparsa, pubblichiamo due lettere scritte dal regista ai genitori Attilio e Ninetta che ben raccontano il sentimento diffuso di una famiglia che non ha mai separato l’arte dalla vita. Le lettere sono state ritrovate da Valentina Ricciardelli, cugina di Bernardo dal lato materno, mettendo ordine tra corrispondenza e foto di famiglia in previsione di un Centro Studi che si occuperà del lavoro di archivio dell’appena nata Fondazione Bertolucci, in collaborazione con la Cineteca di Bologna e la Fondazione Solares. Le foto presenti nella galleria in fondo alla pagina fanno parte anch’esse parte dell’archivio di famiglia.

Carissimi,

vi scrivo da un mattino di bouganville ancora umide per la pioggia notturna. Per fortuna è uscito il sole e possiamo far colazione in terrazza. Colazione? Solo tè, for me. Infatti, da quando ho spontaneamente smesso di fumare, mi sarei lasciato andare a sfrenatezza orali di ogni tipo (sostitutive delle non mai abbastanza amate sigarette) con la prospettiva di aumentare di colpo i rotoli di ciccia. E visto che stavo soffrendo per il fumo, mi sono messo a soffrire anche la fame. Solo un pasto, alla sera, e durante il giorno, tè, frutta, e tè. Il caffè non mi interessa più. Pare che sarei bellissimo con 5 o sei chili di meno. Ma non vi spaventi la mia frivolità, o vacuità apparente: me la permette il mio “superego”, severissimo altrimenti, crollato sotto gli aggettivi che “mamma” Grimaldi (tu mi davi il latte, lui mi dà i money) ha usato ieri per il mio film.

Aveva voluto vederselo da solo, domenica mattina, per la prima volta. L’ho chiamato dal Circeo, un po’ ansioso, ma pronto a difendermi. Un capolavoro, ha detto lui, straordinario, non trovo aggettivi ecc ecc…

Al di là del piacere immediato che la cosa mi dava, vedevo in prospettiva, cosa ben più importante, un produttore che si sarebbe battuto in tutti i modi per questo film che amava. Ed è la prima volta che trovo un complice in un produttore. Fare i film e poi doverli difendere, quando bisognava, era una battaglia che facevo in totale solitudine. La voglia di fare Novecento cresce, piano piano, e sto forse per scoprire che sotto all’interesse per quella storia, quei personaggi, quella tessitura narrativa, gatta ci cova. I feel, mi pare, ho il senso che, insomma è come andare alla scoperta di un mondo di valori perduti negli ultimi dieci anni (forse da tutti, da me sicuramente), valori che non sono stati sostituiti da nulla, solo dall’angoscia. Il più importante di questi valori sarebbe il credere che esistono questi valori.

Ma se la civiltà della terra agonizza, alcuni individui, i pochi, coscienti di tutto, non potranno far nulla, e saranno soltanto testimoni dell’altrui e della propria fine.

Novecento dovrà spingere le masse urbane verso le collinette sbruciacchiate che circondano Roma: in dieci anni tutto sarà verde e coltivato a misura dell’uomo, come in Emilia.

A presto baci Paola

Dalla nuvoletta di Mapi mi piove addosso un po’ di buonsenso. È la prima volta che mi chiedo perché ho voglia di fare Novecento: confusamente comincio a capirlo. Scriverò presto

Bacioni B

00187 Roma Via del Babuino 51

 

Carissimi,

se c’è una componente nuova, e per me straordinaria, nel babbo, che tutti credevamo non avrebbe più potuto nous étonner (commuoverci e entusiasmarci sì, con le sue sublimità in versi, ma non étonner), è la grande autoironia che ha imparato e che si fa scivolare addosso, con un sorriso triste. Ce l’ha quando parla di sé, ce l’ha sottilissima ma da togliere il fiato, nell’ultima lettera. Io la trovo molto bella, molto poetica e très étonnante.

È una di quelle cose alle quali non ci si abitua. Vorrei averla anch’io, forse è un po’ presto, così nella mia risposta a Grimaldi tento un finale autoironico e mi diventa un po’ goffo, proprio perché privo della naturalezza che invece è il dono e la grazia paterna.

Dunque, programmi: forse ho liberi dal 27 al 31. In questo caso sarei in Francia o Usa durante il Ferragosto. Ve lo farò sapere in qualche modo verso lunedì, martedì (Non so più cosa son… cosa faccio…). Il tuffo in quei “valori” di cui parlavo l’altro giorno sarà fondamentale per ‘900 (Nighteenhundred).

Non inorridite alla parola “valori” che suona tanto preside di liceo classico, eppure sento che è in quel senso che…….*

Bacioni Bernardo

 

* Per esempio, far sentire a una o due generazioni interamente nate, cresciute e educate nel nulla tecnologico, il brivido della cultura agraria. Il mondo tornerà alla terra, bisogna accelerare i tempi. B.

 

 

Attilio, Ninetta e Bernardo Bertolucci sul set di Novecento
Photo Angelo Novi / Cineteca di Bologna
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Attilio e Bernardo
Photo Angelo Novi / Cineteca di Bologna
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Attilio, Ninetta, Bernardo e Giuseppe, Roma, 1958
Photo Carlo Bavagnoli
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Attilio e Ninetta, Roma, 1958
Photo Carlo Bavagnoli
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Bernardo, Ninetta e Attilio Bertolucci, ristorante Cantarelli, Samboseto, circa 1967
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Attilio e Ninetta, Casarola, 1991
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