HISTOIRE D’EAUX

Credo si possa dire che costituisca una sorta di omaggio al Pasolini della cosiddetta Trilogia della Vita, giocata sulla “innocenza” – così lui la definiva – di un sottoproletariato agricolo preindustriale e pre-consumistico, trilogia a cui poi abiurò nel 1975, facendo una specie di confessione straziante: “Come ho mentito a voi che avete visto il mio Decameròn, o I racconti di Canterbury o Il fiore delle mille e una notte, ho mentito anche a me stesso: l’innocenza non esiste più”. Era convinto che fossero ormai irreparabili i danni provocati dall’omologazione, dal fatto che tutte le tradizioni popolari erano state distrutte e travolte dalla civiltà dei consumi.

Oggi sento il bisogno di lanciare invece una sorta di invocazione: “Non abiurare, Pier Paolo! Perché oggi quella innocenza, come pure quei corpi e quella creaturalità, ormai spariti dal paesaggio umano italiano, sono tornati con le migliaia di uomini e donne che quotidianamente giungono nel nostro paese dai luoghi più poveri del pianeta. Ora, forse, potresti ricominciare a lavorare con sincerità su una realtà ancora così genuinamente preindustriale. Questo, mi accorgo ora, è il significato ultimo di Histoire d’eaux: un ritorno a Pasolini. Avevo progettato di girare il film in India, nel Rajasthan, ma purtroppo implacabili motivi di salute mi hanno costretto a desistere e a procrastinare il lavoro ambientandolo in Italia, nell’Agro Pontino, e credo sia stato meglio così, inserendoci il tema dell’immigrazione e degli “extracomunitari”. Si tratta evidentemente di un sogno, è la visione di come vorrei che fosse la realtà.

Lasciando il meglio in fondo, il regista che veramente trionfa è Bernardo Bertolucci. Seduce con la sua elegante mise en scène, mostra una toccante sensibilità riguardo alla fisicità delle persone che filma, e mette in campo ellissi con grande sofisticazione. Il passare del tempo è reso da sottili e briosi cambiamenti nel décor, nei costumi, negli atteggiamenti e – specie per quanto riguarda Valeria Bruni Tedeschi – da un trucco estremamente convincente. Si tratta di un’idea piccola ma perfettamente elaborata, e una volta tanto 10 minuti sembrano assolutamente il giusto spazio di tempo.