Il Maestro torna a casa

Sull’ultimo numero di D di Repubblica, uno speciale dedicato al Maestro. Attraverso immagini e testimonianze, cinque donne che hanno frequentato le stanze della casa di via della Lungara 3 a Roma raccontano un esclusivo viaggio nei ricordi.

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Il Maestro torna a casa
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Una Fondazione dedicata alla vita e alle opere di Bernardo Bertolucci

“La Fondazione Bernardo Bertolucci è ‘in una noce’, come dicevano i latini per descrivere quel momento in cui infinite possibilità fermentano nel minuscolo spazio del seme. E questo seme fa ben sperare.
Quando Bertolucci morì, nel 2018, sua moglie Clare Peploe cominciò a immaginare un modo per condividerne l’eredità. Non solo cinema, ma quella scia di oggetti, idee e legami che un individuo eccezionale lascia dietro di sé. Lettere, foto, sceneggiature. E una gigantesca mole di appunti. Clare voleva che, oltre all’opera, venisse trasmessa la vita dell’artista.
«D’altronde in Bertolucci opere e vita coincidono: attraverso il cinema esprimeva la materia di cui è fatta la vita… potevo vedere l’aria del suo respiro arrivare allo spettatore», disse Martin Scorsese a un mese dalla morte, quando tutti gli amici erano riuniti al Teatro Argentina, a Roma, per ricordarlo. «Era un Maestro», aggiugeva Arturo Ripstein, «ma il suo bello era ciò che stava attorno alla pellicola». Ovvero un uomo che conteneva moltitudini. «Seduttore nato» (Pedro Aimod6var); «Autenticamente simpatico» (John Malkovich); «Impregnato di cinema, vita, sesso, intelligenza, umorismo» (Richard Gere). «Nel 1975 mi disse di essere un poeta irlandese travestito da italiano. Gli ho creduto» (Donald Sutherland). «Volevo diventare come lui» (Steven Spielberg).
Ma lo scopo della Fondazione non è divinizzare Bertolucci. Lo spiega Valentina Ricciardelli, cugina (molto più giovane) ed erede. «Andavo spesso a Roma per parlare con Clare di questo progetto. Poi si è ammalata e ci ha lasciati nel giugno 2021. Nel testamento sanciva l’atto di nascita della Fondazione, indicandomi come presidente. Sapeva che ci avrei messo il cuore. Così ho lasciato il mio lavoro ed eccomi qua». Dove? «Non abbiamo ancora una sede, vorrei dargliene una, magari a Parma perché Bernardo era legato alla sua terra».
I primi ricordi del cugino sono a Casarola, antica casa di pietra sull’Appenino tosco-emiliano, dove trascorrevano le vacanze estive. «Ricordo l’arrivo di Bernardo e Clare: coppia stupenda, glam senza volerlo. Anche le loro case erano così: belle senza ostentazione, vive e piene di ricordi. C’era sempre la sensazione che potesse capitarti qualcosa di eccezionale». Valentina vuole che quest’atmosfera continui a vivere nella Fondazione. «L’impostazione non sarà solo accademica e celebrativa: ci saranno mostre e pubblicazioni, ma anche un festival, a Parma, che premi autori giovani.
Non solo cinema, anche arte, musica e poesia: altre grandi passioni di Bernardo». Intanto a partire dal 16 dicembre alla Fondazione Prada di Milano ci sarà una rassegna inedita su un dialogo immaginario tra una selezione di capolavori di Bertolucci e alcuni film indicati dallo stesso regista come vicini alla sua arte.
Per realizzare i progetti c’è un comitato scientifico d’eccezione: Marco Tullio Giordana e Luca Guadagnino, il montatore Pietro Scalia e Jeremy Thomas, produttore di Bertolucci. Poi entreranno Solares e la Cineteca di Bologna”.

(estratto dallo speciale “Il Maestro torna a casa” a cura di Giulia Vilforesi sul numero del 5 novembre 2022 di D di Repubblica; seguono nell’articolo le testimonianze di Ilaria Bernardini, Ginevra Elkann, Cosima Spender, Tiziana Lo Porto e Francesca Marciano. Foto di Lorenzo Castore)